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Cammini in Italia e turismo lento, opportunità per il turismo sostenibile

By 24 Aprile, 2024No Comments

I Cammini sono sempre più battuti e come dimostra il dossier appena presentato da Terre di mezzo – editore leader nelle guide sui Cammini che a marzo ha pubblicato anche il primo “atlante” dei Cammini italiani – emergono dati significativi sullo sviluppo di questa nuova forma di viaggio, utili anche agli operatori turistici per trarre vantaggi favorevoli per la propria attività.

È negli ultimi anni, complice anche la pandemia e la riscoperta di un turismo all’aria aperta e in natura, che questi tracciati hanno cominciato a essere valorizzati e a rientrare in un mercato turistico non più ristretto come poteva essere in origine, ma sicuramente attento alla sostenibilità. Che chi lo sceglie per stare all’aria aperta e in natura, ma c’è anche chi lo sceglie per conoscere i territori, per motivi culturali, religiosi o spirituali.

In passato, la mobilità era prevalentemente pedonale, le città e i piccoli paesi erano collegati tra loro da percorsi che attraversavano territori sparsi tra pianure, colline e montagne, seguendo i crinali che rendevano il tragitto più sicuro e agevole. Era dunque naturale percorrerli quotidianamente. Si trattava delle uniche arterie di comunicazione esistenti, vere e proprie autostrade dell’antichità. Lo sviluppo di una diversa mobilità ha contribuito all’oblio di questi tragitti che da decenni non sono stati più considerati se non da pochi appassionati. 

 

Cammini in Italia, una leva per il marketing territoriale

È così ai cammini in Italia già esistenti, grazie anche a un consenso via via crescente tra i viaggiatori, ne sono nati anche di nuovi, non per forza storici, con l’obiettivo di valorizzare territori che hanno molto da raccontare: storia antiche, culture secolari, tradizioni. Un patrimonio immateriale e materiale necessario per potenziare l’economia locale attraverso un’offerta turistica capace di rispettare i territori e redistribuire più equamente le risorse. Nel rapporto “Turismo dei cammini. Promozione dello sviluppo regionale”, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale del Turismo, vengono presentati esempi concreti come modello di riferimento per quelle destinazioni che vogliono sviluppare politiche territoriali sul turismo slow a livello regionale.

Quello dei cammini, dunque, è uno dei modi al momento più in voga di vivere a 360 gradi una destinazione permettendo un’interazione migliore con la popolazione locale, la natura e la cultura. Un turismo che, con un investimento piccolo iniziale, può registrare un elevato ritorno sociale ed economico per chi vive quotidianamente i territori e chi li visita per qualche giorno, grazie ad una gestione adeguata. A tal proposito, sempre nel rapporto dell’UNWTO, per evitare possibili conflitti tra residenti e turisti si sottolinea la necessità di un coinvolgimento degli attori locali nello sviluppo e nel mantenimento dei cammini per tutte le opportunità di crescita ad essi connessi. A seguito di una maggiore popolarità del turismo attivo, i cammini infatti sono sempre più “gettonati” anche da chi non è alla ricerca di un puro escursionismo, ma è attratto dal territorio nella sua complessità. 

 

Turismo dei cammini: I dati del dossier di Terre di Mezzo

I numeri presentati nel Report fotografano un doppio fenomeno significativo in tal senso: l’aumento del numero dei Cammini in Italia (e di quelli che consegnano la credenziale, direttamente o attraverso centri autorizzati alla vendita/consegna) e dei cammini brevi e di coloro che percorrono tutto il Cammino. 

Nel 2023, per la prima volta le credenziali (i passaporti dei pellegrini) consegnate ai camminatori dai Cammini italiani hanno superato quota 100 mila (101.419), con un incremento del 25 per cento rispetto al 2022 (erano 81.473).

Ancora più sensibile l’aumento dei Testimonium, il documento che viene consegnato o, in alcuni casi, spedito a chi ha completato il Cammino o, così come avviene a Santiago de Compostela, a chi ha percorso a piedi almeno gli ultimi 100 km: i Testimonium italiani sono passati da 32.756 nel 2022 a 57.600 nel 2023.

Il dato di 101.419 si riferisce a 92 Cammini ed è sicuramente sottostimato considerando anche che alcune Vie non registrano i dati, ma fotografa la costante crescita dei camminatori in Italia: nel 2017 i Cammini più strutturati che avevano e distribuivano la credenziale erano solo 6 e il totale delle credenziali distribuite era di 17.988.

 

Target di riferimento e stagionalità dei cammini in Italia

Nel dossier sono state raccolte anche le informazioni ricavate da un questionario online promosso sempre da Terre di Mezzo a cui hanno risposto 2.427 persone.

Il 27% nel 2023 ha percorso 2 Cammini, il 24% addirittura 3 o più. Un dato davvero interessante che rivela una passione e una tendenza ormai affermate. Il 41% dichiara di spendere le proprie vacanze principalmente in Cammino. Poi ci sono i “grandi camminatori”: il 12% dichiara di avere camminato nel corso dell’ultimo anno tra i 50 e i 100 giorni, e il 9% addirittura di aver trascorso più di 100 giorni in cammino. Il 31% cammina in solitaria, il 69% in compagnia o in gruppo. Il 72% ha scelto un Cammino in Italia, il 27% un Cammino in Europa.

In Italia la stagione dei Cammini va soprattutto da aprile a ottobre, con una flessione tra giugno e luglio. Il 66% percorre tutto il Cammino (magari scegliendone uno breve), il 23% solo alcune tappe. Il 9% completa il Cammino in più riprese.

Il 76% cammina con la credenziale: se incrociamo questo dato con quello delle credenziali consegnate, almeno 148 mila persone si sono messe in Cammino nel 2023, rispetto alle 123 mila dell’anno precedente, generando un indotto di almeno 1 milione 350 mila pernottamenti. Il 47% ha speso per ogni giorno di Cammino una somma superiore ai 40/50 euro. 

Tra i Cammini in crescita troviamo il Cammino di Oropa, il Materano, il San Benedetto, il San Jacopo in Toscana, il Cammino minerario di Santa Barbara in Sardegna, le Vie del Viandante, le Vie Francigene di Sicilia. 

 

Cammini in Italia, 150 mila viaggiatori, in gran parte donne

Secondo il dossier realizzato da Terre di Mezzo, con il 57% le donne camminatrici sorpassano gli uomini che si fermano al 43%. Nel 2018 la situazione era all’inverso: il 57% dei camminatori erano uomini e il 43% donne. Il sorpasso delle donne è d’altra parte una tendenza confermata anche dai dati relativi al più famoso Cammino d’occidente, quello verso Santiago de Compostela in Spagna.

Un esempio di tour operator che ha cercato di intercettare queste opportunità è Destinazione Umana che propone viaggi ispirazionali dall’alto valore umano, selezionati e curati in modo artigianale, e dedicati a un pubblico femminile, per cambiare modo di viaggiare e migliorare il proprio il proprio stile di vita.

Una proposta in linea al trend legato al turismo lento e all’aria aperta e con il profilo del camminatore tipo che è principalmente donna. Un modo di viaggiare che diventa scelta consapevole e soluzione sostenibile per vivere pienamente un territorio, entrando in contatto con la natura, con le persone, la cultura e le tradizioni, le meraviglie paesaggistiche e architettoniche, prediligendo la relazione umana.

 

I cammini in Italia –  esempi di opportunità per i giovani il turismo lento

Il mondo dei cammini può essere uno dei migliori modelli di crescita e sviluppo del turismo lento. Un territorio attraversato da un cammino a tappe può rinascere insieme alle comunità locali e alle sue attività grazie alle giovani generazioni che se ne prendono cura. Lo dimostrano parecchi esempi. Lungo lo stivale, tra aree interne, appennini e vallate alpine i giovani sono sempre più spesso protagonisti di attività lungo cammini lenti. 

Tra i villaggi e i boschi dell’Appennino ligure-piemontese della Val Borbera, una tesi di laurea si è trasformata in un progetto di turismo lento che vuole portare alla luce una terra spopolata e bellissima, attraverso un cammino sociale di 130 km, il Cammino dei Ribelli. Liguri, contadini e poi partigiani, nell’immaginario storico sono tutte figure maschili ad aver attraversato il percorso, da qui l’origine del nome, oggi invece è un cammino per lo più di donne. A sviluppare il progetto sono state infatti molte ragazze e donne del territorio che hanno dimostrato la capacità, oltre che la volontà, di animare questa valle.

A Prizzi, dall’altro alto della Penisola, nel cuore delle Madonie in Sicilia, passa la Via Francigena che grazie all’associazione Sikania Trek è stata inserita all’interno di un circuito internazionale. Un’antica via storica dove grazie ad un lavoro di mappatura sono stati costruiti percorsi ed escursioni. Nonostante in Sicilia fino a pochi anni fa non esistesse la cultura dei cammini, nelle ultime stagionalità turistiche si è assistito a un cambio di volume notevole. Sono circa 2000 le persone che passano per la Magna Via Francigena e a Prizzi addirittura il doppio. Una nuova vita in un paese a forte rischio spopolamento che ha portato anche alla creazione di un centro di aggregazione e ospitalità per accogliere i camminanti.

Un esempio di restanza di giovani che si costruiscono giorno dopo giorno tutte le alternative necessarie per arginare la quotidianità di un paese piccolo e arroccato. 

Dai dati del Report e dagli esempi citati sembra essere abbastanza evidente il contributo che il camminatore può arrecare all’economia, soprattutto in zone ai margini del turismo di massa. Coglierne le potenzialità anche mediante un approccio interdisciplinare può aiutare nello sviluppo di infrastrutture capaci di valorizzare i territori, promuovere una crescita locale sostenibile con pratiche di buona economia e dare l’opportunità soprattutto alle giovani generazioni di svolgere le nuovi professioni turistiche emergenti in questo ambito che richiedono skills e competenze precise.