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Turismo delle radici, un viaggio alla ricerca della propria identità tra passato e futuro

By 31 Luglio, 2024No Comments

Il 2024 è stato designato dal Ministero degli Affari Esteri come l’anno delle Radici Italiane, un’occasione perfetta per incoraggiare una nuova offerta turistica nei periodi dell’anno meno affollati e in borghi meno conosciuti. E in effetti i numeri spiegano da soli la necessità di indirizzare politiche verso queste nuove attrattive turistiche. Si tratta, infatti, di un turismo dalle grandi potenzialità, più rispettoso e più qualitativo rispetto al mercato di massa, perché spinto da motivazioni personali e sentimentali.

Sono 6 milioni gli italiani che risiedono all’estero, 80 milioni se aggiungiamo oriundi e discendenti, 260 milioni se si considerano quanti hanno legami parentali, parlano la nostra lingua o, anche in altri modi, si sentono vicini alla nostra cultura. Un caso unico al mondo. Nella ricerca di Confcommercio, realizzata in collaborazione con Swg, TRA Consulting, Italyrooting, emerge un’indagine anche sul valore economico: uno studio demoscopico su turisti attuali e potenziali e un’analisi qualitativa di una comunità che ha voglia di riscoprire le proprie origini e che rappresenta dal punto di vista turistico una domanda potenziale di dimensioni sorprendenti. 

Il turismo delle radici porterebbe nel nostro Paese circa 8 miliardi di euro aggiuntivi. Un mercato enorme che vale la pena di esplorare con prodotti turistici ad hoc. A tal proposito sono diversi gli appuntamenti dedicati a operatori e professionisti che hanno in mente di avvicinarsi al turismo delle radici per sviluppare iniziative e opportunità che questa tipologia di turismo può generare nelle tante destinazioni del nostro paese. 

Come ha sottolineato Leonardo Giangrande, presidente di Confocommerco Taranto, «Il turismo delle radici è cambiato, non è più il classico ritorno a casa da parenti e amici degli Italiani all’estero di prima generazione. Il viaggio in Italia per i migranti di seconda e soprattutto terza generazione (i nipoti) è anche una esperienza di italianità e di scoperta del Paese che gli è stato raccontato e che hanno visto al cinema e sui siti turistici».

Tornando ai numeri, solo nel 2022 “i turisti delle radici” sono stati ben 10 milioni e il 60% è tornato più volte nel corso degli anni. Tre su dieci si sono fermati in Italia una o due settimane e, oltre ai parenti e ai luoghi di origine, hanno visitato anche altre parti della penisola. Il 55% del viaggio è stato dedicato proprio a questo aspetto. Giugno e settembre sono stati i mesi preferiti e la maggior parte è venuta in Italia in compagnia della famiglia. Il 27% ha scelto di pernottare a casa di parenti e amici, il 35% in albergo, il 16% in altri tipi di strutture turistico-ricettive. Si calcola un budget di circa 2.300 euro a persona, che arriva a 3.700 per coloro che si sono fermati per un periodo più lungo. L’87% di questi turisti ha consigliato i luoghi che ha visitato ai propri conoscenti. Il target di riferimento va dai 25 ai 34 anni (25,7%) e dai 55 ai 64 anni (24%). 

Il turismo delle radici, un viaggio tra ricordi e contemporaneità 

«Il mondo custodisce tanti frammenti dei nostri ricordi, delle nostre memorie, delle nostre famiglie che occorre recuperare. Un patrimonio di identità e valore che si traduce anche in un’occasione di sviluppo del sistema turistico italiano. Gli italiani residenti all’estero e gli italodiscendenti sono un bacino di potenziali viaggiatori fondamentali per lo sviluppo dell’incoming. Si tratta di viaggiatori che sviluppano un forte legame emotivo con i luoghi, con i ricordi legati alle vicende familiari e alle località e che sviluppano un racconto del territorio molto forte che va ad amplificare l’eco dell’Italia nel mondo. Sono visitatori che programmano che permettono lo sviluppo non solo della filiera turistica ma anche tutto l’indotto» dichiara Ivana Jelinic, Presidente e Ceo ENIT.

Un enorme bacino di potenziali viaggiatori fondamentali per l’incoming italiano, ma anche un’opportunità da non perdere in virtù delle risorse rese disponibili grazie al progetto Pnrr “Turismo delle radici” promosso dal Ministero degli Esteri. Circa 20 milioni di euro a beneficio soprattutto dei piccoli comuni. I luoghi d’origine, infatti, spesso non sono le destinazioni più gettonate, caratterizzati dall’overturismo, ma piccoli borghi quasi sempre esclusi dai flussi turistici che, per l’occasione, potrebbero puntare su nuovi flussi, trasformando le proprie economie e promuovendo anche figure professionali innovative tra le nuove generazioni. 

Il turismo delle radici contribuirebbe anche a destagionalizzare il turismo e far scoprire le specialità agroalimentari del nostro Paese oltre che far conoscere e vivere esperienze che spaziano dal cicloturismo, all’artigianato alla cultura. I principali Paesi generatori di flussi turistici sono la Francia, la Germania e il Regno Unito, mentre oltreoceano spiccano gli Stati Uniti, il Canada, il Brasile, l’ Argentina e l’Australia. 

Il potenziale economico del turismo delle radici, l’accordo tra Destination Italia e CIM 

«Il potenziale economico del turismo di ritorno è veramente molto grande: ci sono circa 80 milioni di persone che hanno origini italiane. Ottimisticamente, se noi riuscissimo a intercettarne anche solo il 10%, ovvero 8 milioni, riusciremmo a portare in Italia quasi 100 miliardi di euro. Si tratta di numeri enormi perché siamo di fronte a un turismo di alta gamma: noi abbiamo la fortuna di avere oggi nel mondo turisti ‘alto- spendenti’. Noi italiani siamo così bravi da essere riusciti a occupare posti rilevanti nella società. Il turismo delle radici potrebbe davvero aiutare l’economia italiana in modo impressionante e sorprendente». Sono le parole di Dina Ravera, presidente di Destination Italia, operatore leader nel turismo incoming ed esperienziale, che ha stretto un accordo con la Confederazione degli Italiani nel Mondo, l’ organizzazione maggioritaria dei nostri connazionali all’estero.

Per realizzare quanto dice, serve investire in risorse e intelligenza. I turisti delle radici devono essere cercati e valorizzati anche attraverso politiche specifiche diffuse tra gli italiani all’estero, tra le associazioni, tra le Camere di commercio. Coinvolgerli il più possibile perché sono loro i destinatari ultimi, interessati a tornare in Italia per conoscere le origini e, in generale,  il nostro Paese.

Destination Italia e Confederazione italiani nel mondo, che riunisce oltre 2mila realtà associative e federative di connazionali, hanno presentato delle attività connesse all’accordo siglato per la promozione turistica dell’Italia all’estero. Eventi, mostre, laboratori enogastronomici e workshop ideati come celebrazioni dell’italianità. Un modo per rafforzare il legame tra la comunità italiana all’estero e la terra d’origine, e creare valore fornendo opportunità uniche di esplorare e vivere l’Italia in modi nuovi ed emozionanti.

Per i prossimi mesi è stato già pianificato un ciclo di eventi in Sud America (Brasile, Argentina, Paraguay) e negli Stati Uniti, durante i quali Destination Italia incontrerà le delegazioni di Cim presenti in questi Paesi. L’ obiettivo sarà andare alla scoperta delle storie di una persona, facendo riferimento alle famiglie originaria e al territorio, a partire dai costumi, passando per le usanze, le feste, il cibo e l’arte, elementi fondamentali per riconoscersi e ritrovarsi una volta iniziato il viaggio.

Le opportunità offerte dal “Turismo delle Radici”

Ricapitolando, come si legge anche sul sito del Ministero degli Affari Esteri, sono diverse le opportunità offerte dal Turismo delle Radici che vale la pena esplorare e approfondire e riguardano:

  • La sfida digitale: il Turismo delle Radici sfrutta canali innovativi: si serve dei siti web e dei social network per diffondere informazioni e ricercare i vari documenti sulle storie familiari. Un’opportunità di crescita e modernità anche per gli amministratori dei piccoli borghi e per tutte le attività che si dedicano all’ospitalità e all’accoglienza o forniscono servizi nei territori.
  • L’ ecosostenibilità: il Turismo delle radici valorizza le aree meno conosciute e meno sviluppate che possono crescere economicamente nel rispetto della propria natura rurale e in modo ecosostenibile. La valorizzazione dei piccoli centri e delle campagne permette la ristrutturazione e il recupero di abitazioni e infrastrutture in disuso e favorisce anche i fornitori di servizi e prodotti locali. Il turista delle radici si trasforma in un ambasciatore dei territori che custodiscono la sua storia familiare.
  • L’ incentivo all’occupazione giovanile: il turismo delle radici richiede una nuova figura, un nuovo operatore turistico specializzato in questo tipo di viaggi. E per garantire un’offerta di livello, serve promuovere la formazione dei nuovi operatori attraverso un’azione congiunta con le amministrazioni centrali interessate, i centri accademici e di ricerca, gli enti locali, gli operatori economici del settore turistico e le associazioni attive sul territorio. Si stimola così l’occupazione, in particolare quella giovanile, proprio in aree colpite da un crescente spopolamento, che sono poi quelle di predilezione per il turista delle radici.