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Undertourism e non solo: ecco i trend del turismo e viaggi per il 2019

By 29 Gennaio, 20193 Aprile, 2020No Comments
Undertourism e non solo ecco i trend del turismo e viaggi per il 2019_destinazioni emergenti undertourism

Se c’è una rivista online che non può mancare nella tua rosa di letture sui trend e il mondo del turismo e viaggi, quella è Skift. Testata giornalistica di fama internazionale, Skift offre reportage e articoli su temi che spaziano dalle OTA alle ultime news del travel ed elabora report approfonditi che vale assolutamente la pena consultare, come quello vedremo insieme oggi. Il report “Megatrends Defining Travel in 2019″  è tra quelli che noi di XeniaPro aspettavamo con l’acquolina in bocca! Per questo abbiamo selezionato i trend del turismo e viaggi più interessanti per le imprese turistiche italiane, che come te li stanno già toccando con mano.

6 Mega Trend del turismo e viaggi, secondo Skift

  • I brand offrono ai viaggiatori un maggior controllo sull’esperienza

Le nuove tecnologie, la nascita continua di nuove piattaforme di comparazione dei prezzi, l’uso crescente del web per le prenotazioni fanno sì che il viaggiatore moderno sia sempre più a suo agio con l’organizzazione dell’esperienza turistica e non soltanto dal lato del reperimento delle informazioni sul suo prossimo acquisto di esperienze.

Aumentano le possibilità di scelta e la flessibilità delle opzioni a disposizione e i brand, riporta Skift, diventano non soltanto i punti di riferimento di un certo tipo di esperienze ma vere e proprie porte verso la “serendipità”, intesa come la possibilità di trovarsi in sempre nuove avventure e situazioni inaspettate.

Emergono nuovi fenomeni di consumo anche nel turismo quali la co-creazione dell’esperienza turistica e la collaborazione con il brand per la riuscita della stessa, cosa che avviene anche sulla base delle app e dei servizi secondari delle imprese turistiche, che diventano punti di contatto con livelli di engagement interessanti. Ne è un esempio il successo di Airbnb che ha saputo combinare le experience con il servizio legato al pernottamento o Google Maps, dal quale oggi si possono anche fare prenotazioni di parte dei viaggi.

“Dare la possibilità ai viaggiatori di scegliere, invece di spingerli verso offerte e servizi che non desiderano, diventerà la normalità per i brand del travel più smart”.

Se da una parte dare sempre più potere ai clienti rischia di ledere la percezione del valore aggiunto del prodotto o servizio turistico, dall’altra rimangono innegabili le potenzialità dei trend di comportamento dei nuovi viaggi-attori.

  • Il “Premium Mediocre” diventa la regola

Il termine “Premium Mediocre” è un termine anglosassone coniato dallo scrittore Venkatesh Rao nel 2017 per descrivere il fenomeno con cui le imprese tendono a cercare sempre nuovi modi per vendere prodotti e servizi di medio livello a prezzi più elevati, o “premium”. Queste strategie sembrano molto efficaci soprattutto sulla generazione dei Millennials, particolarmente attaccati alle apparenze e al lifestyle desiderato, piuttosto che a quello che si può permettere. Come il report sottolinea, questo tipo di acquirenti sono ben consapevoli di star consumando beni mediocri ma paradossalmente la cosa non gli interessa. Un trend interessante per quella che Rao definisce la “generazione del preferisco-affittare-che-comprare” e dei “giovani professionisti che vivono una situazione di precarietà” alla “conquista di un ruolo nella società neo-urbana del sogno americano”. 

  • Le strategie di upselling si fanno sempre più sottili

Le imprese turistiche hanno da sempre tentato di “aumentare lo scontrino medio” dei propri clienti con strategie di upselling attraverso un approccio troppo generico e superficiale, riporta Skift. Le tecnologie disponibili oggi, invece, permettono di puntare a questo obiettivo con strumenti personalizzati e personalizzabili, che consentono alle imprese di abbandonare finalmente l’approccio di massa. Ad esempio, le compagnie aeree sembrano riscontrare ottimi risultati nell’upselling attraverso l’uso dei chatbot e dell’intelligenza artificiale; contemporaneamente, molte catene di hotel hanno compreso l’importanza della raccolta e aggiornamento delle preferenze degli ospiti per il tramite di un CRM o altro gestionale. Un trend da parte dell’offerta del settore del turismo che fa del digitale la sua arma migliore.

  • L’Undertourism è il nuovo Overtourism

Ci sono destinazioni, come Venezia e Barcellona che hanno ammesso di avere un problema; altre fanno ancora fatica ad ammetterlo, forse ma prima o poi dovranno farci lo stesso i conti. La mancata gestione dei flussi turistici e il conseguente fenomeno dell’overtourism è un concetto – non un semplice trend – non soltanto vissuto in prima linea dagli operatori turistici ma soprattutto dai viaggiatori, che hanno compreso l’importanza del viaggio di qualità, da preferire a quello “di quantità”.

In tale contesto di consapevolezza collettiva del fenomeno, le destinazioni “emergenti” e quelle meno conosciute puntano a promuoversi raccontando la propria storia e incentrando il loro posizionamento dando spazio alle persone, i luoghi, la cultura e la comunità prima ancora che a trasognate foto di paesaggi su Instagram. La città di Medellín (Colombia), ad esempio, ha messo in pratica un piano a lungo termine per stimolare la domanda e l’offerta turistica con una proposta di valore incentrata sul turismo consapevole e la gestione oculata delle risorse. Il sistema attivato punta a evitare il turismo di massa all’interno della città e sposta l’attenzione su altri aspetti meno noti e altrettanto importanti della destinazione, quale ad esempio le arti e la cultura, denominata “economia arancione”.

  • Il benessere come leva di marketing turistico

Se il fattore enogastronomico è stato il punto cardine delle strategie di marketing della destinazione, oggi i consumatori cominciano a rispondere positivamente ad un posizionamento della destinazione più incentrato sul trend del wellness e delle vacanze attive. In tale contesto, l’enogastronomia rimane importante ma sempre in qualità di un tipo di esperienze che sanno come farci sentire bene.

Sicuramente ricorderete l’iniziativa mirata a qualificare l’Emilia Romagna come la “Wellness Valley”, “Il primo distretto mondiale del benessere e qualità della vita”. Un posizionamento fortemente dedicato ad attrarre i visitatori che hanno già avuto una propria esperienza nelle città italiane più importanti quali Roma, Firenze, Venezia ma desiderano ancora vivere la destinazione Italia da un rinnovato e più autentico punto di vista.

Non soltanto le regioni prendono la palla al balzo: anche i paesi come la Svizzera hanno iniziato a usare il termine e il concetto di wellness come elemento di attrazione per i visitatori, ironizzando sul fatto che grazie alle numerosissime attività in montagna e all’aria pura che si respira, una settimana in Svizzera equivale a una settimana in una Spa.

Undertourism e non solo ecco i trend del turismo e viaggi per il 2019_ wellness

  • Il valore delle esperienze reali in un’era di tech burnout

Non siamo neanche scesi dall’aereo che già abbiamo riattivato la connessione, acceso la wifi e ricercato su Maps come raggiungere l’hotel, per poi cercarci qualcosa da fare subito dopo. Viaggiare ci aiuta a staccare dalla realtà quotidiana ma non sempre riusciamo a farlo davvero. Siamo tutti a conoscenza dei risultati di quello che gli anglosassoni chiamano il “tech overload”, il “sovraccarico da tecnologia”.

Il mondo moderno iper-digitalizzato stressa il consumatore, consapevole in maniera crescente di quanto essere sempre connessi non sia un’abitudine poi così sana da coltivare, nascono i dubbi sulla sicurezza dei dispositivi e sull’impatto psicologico e sociale sulla nostra vita. Il trend che ne emerge è la ricerca di un viaggio come nuovo modo di staccare la spina nel vero senso della parola, di riprendere contatto con sé stessi, raggiungendo ad esempio le destinazioni più remote di cui aumenta la richiesta.

Le imprese turistiche più avanzate tuttavia dovranno trovare un compromesso tra questa tendenza al “ritorno alla realtà” e la volontà di automatizzare l’offerta di prodotti e servizi e il punto di contatto con il cliente, che a sua volta dovrà trovare un compromesso tra la necessità di reperire informazioni online durante il viaggio e separarsi una volta per tutte (una giornata?) dal suo amato smartphone.