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DISTRIBUTION MANAGEMENT

Overtourism: minikit di sopravvivenza al turismo insostenibile

By 31 Gennaio, 20181 Aprile, 2020No Comments

Overtourism: un fenomeno che ha fatto parlare di sé in particolar modo lo scorso anno, data la chiara contrapposizione con il turismo sostenibile tanto promosso nel 2017 e che continua a essere al centro del dibattito per la necessità di una crescente attenzione. Non mancano, infatti, gli interventi sul tema durante i maggiori appuntamenti fieristici del settore turistico. “L’overtourism sarà al centro di ITB 2018 Destination Day 1, il giorno in cui addetti ai lavori e rappresentanti di alcune tra le mete più interessate da questo trend, cercheranno di dare una risposta a una problematica che promette di essere al centro del dibattito ancora per parecchi anni” riporta l’Agenzia Di Viaggi.

Nell’articolo di oggi, vedremo insieme una panoramica sull’overtourism e i consigli per le imprese turistiche che, come la tua, servono le destinazioni interessate da questo crescente fenomeno, dove il potere delle OTA è dirompente più che mai.

Overtourism: esiste una definizione?

Per chi è meno familiare con il termine, ecco una breve ma efficace definizione di Responsible Tourism Partnership:

Overtourism è la situazione descritta da mete e destinazioni in cui ospitanti o ospitati, gente del luogo o visitatori, avvertono l’eccessiva presenza di visitatori il che risulta nel deterioramento inaccettabile della qualità della vita dell’area e della qualità dell’esperienza.

Si tratta dell’opposto del Turismo Responsabile, che punta a utilizzare il turismo come mezzo per creare migliori posti da vivere e migliori luoghi da visitare.”

Anche allo scorso WTM 2017, Taleb Rifai, segretario generale del World Tourism Organization, ha presentato, approfondito e affrontato la tematica dell’overtourism proponendo soluzioni legate alla sostenibilità e alla differenziazione dell’offerta turistica in quanto “Non basta dire ‘ho creato lavoro, quindi ho aiutato la popolazione locale’, serve un’idea di sostenibilità reale”.

Il TTG parla anche di diritto di viaggiare messo alla prova, sottolineando il fatto che nel dibattito si vedono scontrarsi i diritti dei cittadini ma anche quelli dei viaggiatori.

Esprime bene il concetto Nicole Kow, nell’ultimo Report sui Trend del turismo 2018 (TrekkSoft): quelli a cui stiamo assistendo non sono che i “sintomi di un problema più complesso: il turismo e il settore in generale non lavora più a favore dell’uomo comune. Non si tratta solamente di limitare il numero delle persone che visitano una destinazione, anzi; sono le comunità locali che si trovano in difficoltà perché non raccolgono più i frutti dell’arrivo dei visitatori”.overtourism_esempio

Foto Credits: TourismConcern.org

Interessante in merito il reportage di Skift, Skift Lens: Barcelona and 21st Century Overtourism, in cui tour operator e esperti del settore turistico della capitale catalana spiegano il problema dal punto di vista delle imprese turistiche coinvolte e la necessità di creare un sistema sostenibile che minimizzi le esternalità negative del turismo sulla città, per resvertourism, o turismo insostenibile, come preferisco definirlo: un termine che avrai già sentito nominare associato con le meravigliose città di Barcellona, Venezia, Amsterdam e molte altre destinazioni che cominciano a emergere gridando a gran voce il disagio causato dalle esternalità negative del settore turistico, che riduce la qualità della vita dei cittadini tanto quanto la qualità dell’offerta turistica degli operatori del settore.

Overtourism & OTA: sapersi districare nell’era della distribuzione organizzata

L’aumento dell’importanza delle attività e dei tour rispetto alle prenotazioni di hotel, era stata già sottolineata nel report di Skift del 2017, che riporta anche gli esempi degli investimenti di Airbnb nelle famose Experiences e di Google in Google Trips a sostegno del fenomeno.
Non dimentichiamoci anche all’esempio del settore turistico italiano di Musement, startup italiana, che continua a espandersi proprio grazie all’importanza crescente del comparto di tour e attività.

Sappiamo già che le OTA più importanti in Europa, come Viator e Booking.com, con market share in crescita, sono e saranno sempre intenzionate a servire le destinazioni più popolari con i migliori tour e attività: ce lo confermano le restrizioni agli operatori che possono fare richiesta di listing nella loro piattaforma.

In un contesto di questo tipo, fenomeni come quelli legati all’overtourism non ci possono sorprendere più di tanto e gli operatori di medie dimensioni che servono le destinazioni interessate dal fenomeno non possono che pensare ad aumentare i loro sforzi in disintermediazione per fuoriuscire da un sistema che sta gettando fuoco su un problema che, consci o no, li interessa da vicino in questo momento.

Gestisci un’impresa turistica? Ecco cosa puoi fare a riguardo

In qualità di impresa turistica, anche tu puoi dare il tuo contributo al ritorno del posizionamento del turismo come sistema gratificante e migliorativo del benessere delle destinazioni che servi e non solo: attivarsi per un turismo più responsabile ti aiuterà a migliorare l’esperienza di viaggio dei tuoi clienti, oltre che a evitare il crescente collasso dei tuoi prodotti e servizi legati alle mete coinvolte dal fenomeno.

Cosa puoi fare come impresa turistica per vincere il problema dell’overtourism nelle destinazioni che servi?

  • Informati e informa.

Il nostro articolo è un ottimo punto di inizio per prendere coscienza del fenomeno e delle modalità con cui i player del settore, sia pubblici che privati, si stanno muovendo per affrontarlo. Ma non è sufficiente: le destinazioni che servi e che sono al centro del fenomeno dell’overtourism imporranno presto delle misure restrittive di cui tu e il tuo staff dovrete essere consapevoli.

  • Sii il fautore del senso di rispetto che le popolazioni locali si meritano.

Informa lo staff e i tuoi clienti sulle best practice del turismo responsabile, puntando sullo sviluppo del rispetto della popolazione locale, della loro cultura e dei loro spazi. Non sarà necessaria una campagna di marketing a quattro cifre, ti basterà cominciare operando nel quotidiano e vedrai che ne raccoglierai i frutti.

  • Destagionalizza.

Impostare voucher e offerte dedicate ti aiuterà a spostare i flussi turistici tipici dell’alta stagione verso i periodi meno affollati, migliorando l’esperienza dei tuoi clienti in primis.

  • Promuovi l’esperienza locale tipica delle destinazioni minori.

Interessante in merito il caso di Dubrovnik, Croazia che “vuole cambiare rotta e cerca di proteggere il proprio status di “heritage site” riducendo il numero di turisti che arrivano sulle banchine a bordo delle navi da crociera. Un atteggiamento che è stato accolto positivamente da altre località della costa croata che, invece, stanno investendo massicciamente a livello infrastrutturale proprio con l’obiettivo di accogliere anche gli ospiti indesiderati della “perla dell’Adriatico”.” riporta il TheMediTelegraph.

Una soluzione prospettabile anche dagli operatori turistici italiani, che possono focalizzarsi non soltanto su mete secondarie ma anche mete minori, dall’esperienza più locale, come quella proposta dai Borghi più belli d’Italia.

  • Disintermedia.

Investi in media proprietari digitali come un sito web e un blog, crea una tua presenza online unica, comincia a creare una tua audience di nicchia: fare un primo passo verso il distacco dalle OTA ti darà risultati che non ti aspettavi anche in questo contesto.

Overtourism: una sfida per tutta la squadra

Come confermano anche i risultati del sondaggio condotto da AIG Travel sul turismo sostenibile, un turismo più sostenibile è una sfida che dovrà essere affrontata dagli operatori del settore uniti come un unico team. Alla domanda “chi ha il maggior potere per aiutare le persone a viaggiare in maniera più sostenibile”, i partecipanti hanno indicato loro stessi (per il 37%) e il settore turistico (per il 45%) come i responsabili principali.

Un altro dato interessante emerge dal più recente sondaggio condotto da TUI Group, che rivela come il 66% dei viaggiatori crede che dovrebbe essere il settore turistico ad essere responsabile della sostenibilità, non il consumatore. Il 55% dei rispondenti critica, inoltre, la mancanza di informazione e la scarsità di scelta quando si parla di prenotare viaggi sostenibili (Tourism Trend Report 2018, TrekkSoft).

Una sfida che, se sospinta dalle amministrazioni pubbliche, dovrà necessariamente avere dalla sua anche il supporto attivo del tessuto creato da tutti i player del settore turistico, dai cittadini ai viaggiatori, imprese turistiche in primis, per un contributo e un’efficacia a tutti i livelli.

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